Piante

La discesa dall’altopiano di Omalos, per tornare sulla costa meridionale di Creta ci è sembrata uno straordinario compendio di piante da ammirare, ma anche di fragranze, di odori. Ci manca un po’ la parte naturalistica della famiglia, ma ci siamo arrangiati come abbiamo potuto per identificare e godere, Silvia prevalentemente concentrata verso il basso (erbe, fiori), Mario prevalentemente verso l’alto (alberi).

Siamo tornati al livello del mare (Sougia, per chi vuol guardare su una cartina) attraversando un’altra gola, quella di Agia Irini, più o meno parallela alla più celebre Samaria, risalita l’altro giorno. Questa è una forra più corta (“solo” sette chilometri), ma più stretta, meno frequentata e – specialmente – piena di vegetazione.

In particolare, tutta la prima parte è piena di cipressi, ma no quelli pizzuti che si vedono in altre parti della Grecia – ci spiegano – bensì i “cupressus sempervirens, var. horizontalis“, che generano lunghi rami, usati ad esempio per la costruzione dei grandi palazzi (Minosse e simili) e delle navi.

No, questo non era nella gola, era su in cima verso il rifugio, ma isolato si esprime al suo meglio e così ci capiamo.

Nella forra è tutto più aggrovigliato, drammatico.

Più in basso, prima di arrivare ai più banali pini, è tutta una gloria di platani (diremmo…), abbarbicati a quel poco di terra e alle rocce.

Chiediamo scusa delle incertezze e dell’ignoranza, ma Mario non ha amai superato il trauma di quando a otto-nove anni lesse su un numero di Jau! le avventure di un povero cucciolo preso in giro perché non era riuscito a riconoscere neanche una magnolia (e lui, Mario, manco sapeva che esistessero le magnolie)!

In compenso Silvia con le erbe va assai più forte. D’altra parte per Agia Irini si scende soffusi di fragranze di timo e di salvia, così, solo camminando per un sentiero. Ma non è solo “salvia”, c’è la “salvia greca” e c’è la “salvia cretese”. Noi non siamo stati in grado di riconoscerle, ma una delle due – cioè una pianta che ci pareva essere una delle due, emana un profumo così forte quasi da inebriare, con uno strano sottofondo di incenso.

Qui le due salvie (dobbiamo ancora precisare “quelle che noi pensiamo essere le due salvie”?), insieme a un cipressino “orizzontale”.

Ma ci sono piaciuti, ovviamente, anche i fiori, alcuni quasi inquietanti, come questo robo qui…

…e – riecco – anche i fiori di salvia…

…ma un fiore anomalo (dovrebbero essere gialli o azzurri e compositi), su Internet” non troviamo cosa sia – magari, alla fine, non è salvia.

Ora siamo a Sugia, nella più triste, meno confortevole e (relativamente) più costosa sistemazione che abbiamo sperimentato finora. L’avevamo prenotata fidando sulla descrizione e sul fatto che era praticamente sul mare (Mario adora buttarsi in acqua dopo aver camminato). Ma la camera era sul retro, piccolissima, calda e affacciata su un cortile pieno di sfasciumi.

In compenso abbiamo cenato per conto nostro nel grazioso giardino di fronte con pomodoro, tonno e feta – saltando per una sera il rito della “taverna”.

Domani, Pentecoste per noi latini, si riprende la strada verso Ovest lungo la costa. Destinazione Paleohora.